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PersonDott.ssa Marina Evangelista

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Terapie Palliative e Cure di Fine Vita in Veterinaria

Negli ultimi anni mi sono trovata più volte a confrontarmi con la fase più impegnativa per un veterinario, la parte finale della vita di un animale.

Ho iniziato a farmi domande e a chiedermi come vivono loro, i nostri cani e gatti, questo momento di passaggio. Chissà cosa pensano, come si sentono…

 

Da lì è nata la voglia di conoscere ed esplorare quello che in Italia è un terreno ancora poco conosciuto: le terapie palliative e le cure di fine vita negli animali domestici.

Argomento impegnativo, si direbbe! Si, lo è, ma quando sento parlare di patologie incurabili in cui l’unica alternativa proposta è l’eutanasia mi sento in dovere di cercare una soluzione, qualcosa che possa ancora dare dignità, serenità e, perché no, anche momenti felici.

 

Queste sono alcune delle domande che mi hanno spinta a cercare informazioni, a studiare, a seguire dei corsi sull’argomento e a cui, in questo articolo, provo a rispondere.

 

Cosa sono le cure palliative? 

L'etimologia della parola “palliativo” deriva dal latino pallium (scusate, è più forte di me, ho fatto il liceo classico!) che indica un tipico mantello greco utilizzato anche a Roma. Era un telo di lana che si appoggiava su una spalla e si drappeggiava intorno al corpo, sopra la tunica. Questo ci riporta alla leggenda di San Martino che donò parte del suo mantello a un mendicante per proteggerlo e aiutarlo. Palliativo quindi indica nascondere, coprire, avvolgere con un pallio, in sintesi: prendersi cura, con lo scopo di alleviare le sofferenze, indipendentemente dall’esito della malattia.

 

Rende bene l’idea la definizione WHO (World Health Organization): “un approccio che migliora la qualità della vita dei malati e delle loro famiglie che si trovano ad affrontare le problematiche associate a malattie inguaribili, attraverso la prevenzione e il sollievo della sofferenza per mezzo di un’identificazione precoce e di un ottimale trattamento del dolore e delle altre problematiche di natura fisica e psicosociale”.

 

Altra cosa sono le cure di fine vita o di hospice: cure rivolte a pazienti terminali, ovvero prossimi alla morte. L’hospice è un’estensione delle cure palliative, si sceglie la qualità della vita rispetto alla quantità, attenzione però: non è una eutanasia a domicilio, per quanto questa resti una risorsa disponibile.

 

Cosa mi piace di questo approccio? 

L’ho trovato molto vicino al mio sentire, perché questo tipo di cure ha un’attenzione verso il paziente nella sua totalità, adattando il piano di cure al singolo individuo e ai suoi bisogni specifici, con interventi multidisciplinari volti a prendersi cura dei bisogni del paziente e dei familiari nella loro globalità.

 

Insomma, sono cure olistiche!

 

Una cosa va ben specificata, queste terapie non mirano a guarire il paziente, ma ad alleviare i sintomi che vanno a inficiare la qualità di vita. 

 

Non si cura, ma ci si prende cura. 

 

L'obiettivo principale quindi è garantire che l'animale viva nel modo più confortevole possibile, rispettando la sua dignità e i suoi bisogni. Questo approccio include spesso l’utilizzo di terapie complementari e non convenzionali, come l’agopuntura, la fisioterapia, l’omeopatia/omotossicologia, la fitoterapia. Tutte queste pratiche possono offrire un sollievo aggiuntivo e contribuire al benessere emotivo e fisico dell’animale.

 

Un altro concetto che mi sta a cuore è che, con le cure palliative, non si prolunga la vita ad ogni costo: non è un accanimento terapeutico. Si offre del tempo ancora buono per l’animale e tra animale e famiglia, che viene costantemente coinvolta nelle decisioni e nello sviluppo del programma che sarà quindi personalizzato in base a bisogni e al “sentire” di tutti i componenti (animale e persone).

 

Quando è meglio iniziare un programma di cure palliative? 

Quando viene effettuata una diagnosi di malattia cronica e/o incurabile per proseguire fino alla morte del paziente; sono applicabili sia a patologie che hanno una lunga aspettativa di vita (anni), sia a chi può fruirne per pochi giorni o settimane.

Il momento in cui l’animale può godere al meglio e beneficiare delle cure palliative è quando si sente ancora bene.

 

Dove si praticano? 

Solitamente vengono effettuate a domicilio, spostando l’animale in clinica in modo transitorio (se necessario) solo quando vengono a mancare le condizioni per l’assistenza domiciliare.

 

In conclusione:

Le terapie palliative e le cure di fine vita in veterinaria rappresentano un approccio olistico che mette al centro il benessere dell’animale e il supporto emotivo dei proprietari. Attraverso la gestione del dolore, il miglioramento della qualità della vita e una comunicazione empatica, queste cure aiutano a rendere più serena una fase inevitabilmente difficile. 

L’uso di terapie complementari e non convenzionali arricchisce ulteriormente l’approccio, offrendo conforto e dignità in un momento cruciale.

Ritengo che affrontare con sensibilità e professionalità il fine vita di un animale è un gesto di grande amore e rispetto, che onora il legame speciale tra l’animale e la sua famiglia.

Foto di <a href="https://unsplash.com/it/@chewy?utm_content=creditCopyText&utm_medium=referral&utm_source=unsplash">Chewy</a> su <a href="https://unsplash.com/it/foto/donna-in-camicia-arancione-che-abbraccia-il-cane-bianco-e-nero-a-pelo-corto-sdF1Zc6-OQw?utm_content=creditCopyText&utm_medium=referral&utm_source=unsplash">Unsplash</a>

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