Gino e il gatto - Ambulatorio Veterinario MariVet

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Gino e il gatto

Alù viveva con Gino.
Alù era un gattone rosso tigrato, un maschio adulto nel pieno delle forze, con baffi sfrontati e coda dritta e baldanzosa. Sulla testa le striature si incrociavano in un buffo disegno, una specie di M al centro della fronte, che gli donava un'espressione al contempo implorante e corrucciata che avrebbe commosso anche una pietra.
Gino, un musicista di buon cuore, condivideva con lui la sua casa e il suo giardino. Alù apparteneva alla fortunata categoria dei gatti liberi. Infatti Gino gli permetteva di andare e tornare a suo piacimento, accogliendolo in casa tutte le volte che Alù lo desiderava e non facendogli mai mancare una ciotola di buon cibo.

Certo questo gli procurava non poche preoccupazioni, soprattutto quando Alù faceva le ore piccole con gli amici e non si ritirava se non a notte fonda o all'albeggiare. Chissà dove è andato a cacciarsi stavolta,si chiedeva Gino con una punta d'ansia. Spesso lo minacciava che lo avrebbe lasciato dormire fuori, al freddo, o peggio, che lo avrebbe chiuso in casa e non l'avrebbe fatto uscire mai più, ma poi non succedeva mai, cedeva sempre al “meao meaoooo” del suo amico. Forse perchè anche Gino era un uomo libero, e sapeva che gli amici sono felici se tu sei felice, e che tu sei felice solo se sei libero di essere te stesso. Così dominava la sua paura e quando alla fine Alù si ritirava, borbottava un po', ma poi, ammansito da quella M supplichevole, gli apriva la finestra e lo lasciava entrare. Alù, furbetto, si strusciava rapido sulle sue gambe, poi si rifocillava e andava ad acciambellarsi sulla sua poltrona preferita, quella di fronte al caminetto, pazienza se era quasi sempre spento.

Ma una sera Gino era fuori a suonare con gli amici quando ricevette la telefonata della sua vicina di casa. “Gino,corri, c'è qui Alù,sta malissimo, deve essere stato investito da una macchina.”
Accidenti,era successo proprio quello che aveva sempre temuto! Si precipitò a casa e gli si strinse il cuore vedendo il suo bel gatto disteso su un fianco, molle come uno straccetto, respirare a fatica. Si era trascinato fin lì chissà come, ma ora era completamente privo di forze, o almeno così pareva a Gino che subito cercò di prenderlo per portarlo di corsa dalla sua veterinaria. Ma Alù improvvisamente gli soffiò e, con un graffio ben assestato sul braccio, gli fece chiaramente capire che non voleva essere spostato da lì.
Povero Alù, pensò,non è da te comportarti così. Deve essere lo shock, o il dolore..
Alù, io però devo prenderti per forza, perdonami se ti faccio un po' male, ma è per il tuo bene. Ciò detto andò a prendere una coperta pesante, gliela buttò addosso, lo arrotolò scansando i morsi alla cieca che il poverino, spaventato e dolente cercava di affibiargli, lo ficcò in uno scatolone e lo portò dalla sua dottoressa.
Alla veterinaria bastò uno sguardo per capire la gravità della situazione, si strinse nelle spalle, e mise subito in allarme Gino:“Non so se passerà la notte, ma faremo il possibile per salvarlo.Tu vai pure a dormire, è tardi, ci sentiamo domattina”.

Così Gino tornò a casa solo soletto, e tutto triste, ripensando ai momenti più belli passati col suo amico, andò in cucina per buttare giù in boccone perchè in tutto quel trambusto si era dimenticato di mangiare. E mentre si chiedeva se non fosse stata un po' anche colpa sua, se non avesse dovuto stare più attento, o essere più severo con quello sregolato di Alù, gli sembrò di sentire il familiare “meao meaoooo”. Ecco, ho le allucinazioni! pensò Gino continuando a masticare il suo panino.
“Meao meaooooooo”.Ancora? Ma no... ho capito! E' Alù che sta morendo, in clinica, e io lo sto sentendo. Questo è il suo modo di dirmi addio. Ciao piccolo amico...

“Meao meaoooooooooo!!!!” Sì, deve essere proprio così, è l'unica spiegazione. Anzi, fammi guardare l'ora. L'una e venti. E' troppo tardi per chiamare, ma domani mattina devo proprio chiedere alladottoressa a che ora è morto.
“Meeaoooooooo!!!” Stump!Stump! … Alù!! Alù alla finestra, con la sua buffa M sulla fronte, che bussa per entrare. E' scappato dalla clinica ed è tornato fin qui? O è il suo fantasma? Ma di già? No, è troppo presto... Oppure... semplicemente... ho sbagliato...gatto! Alùùùùùùù!

La mattina dopo fu un po'imbarazzante per Gino chiamare la clinica: “Dottoressa, sono Gino,le devo dire una cosa”
“Signor Gino, mi spiace, ma anch'io le devo dire una cosa.”

“E' morto, vero?”

“Sì,purtroppo, un'emorragia interna.”

“Non si preoccupi, non fa niente, cioè sì, mi dispiace, ma vede...quello non è il mio gatto.”
“...”

“...”
“Ma ecco perchè non era castrato! Io me ne ero accorta, mi sembrava strano, ma non sapevo come dirglielo!!”





Questa storia mi è stata raccontata in prima persona dl mio amico Gino qualche sera fa. Alù è ancora vivo, adesso ha 10 anni, e continua a farsi i suoi giri.
Può sembrare strano che qualcuno, anche in un momento così concitato, non riconosca il proprio gatto, eppure un episodio analogo, seppure in circostanze meno drammatiche, è capitato anche a me diversi anni fa, quando ero ancora studentessa e vivevo a Bari con i miei genitori.
C'era un bel gatto nero con gli occhi gialli a casa nostra, un ospite temporaneo, in cerca di fissa dimora. Ricordo poco di lui, solo che era molto bello, per nulla timido ed estremamente socievole con tutti.
Un giorno ci vennero a chiamare perchè era caduto dal balcone. La nostra casa era appena al primo piano, non si poteva fare male con una caduta così leggera, ma la strada in cui abitavamo era molto trafficata, e il poverino si era rintanato sotto una macchina e gridava come un pazzo, assolutamente terrorizzato. Lo tirammo fuori da là sotto con non poca fatica, sdraiandoci a pancia in giù sotto l'auto, con la gente che passava e guardava incuriosita.
Alla fine lo portammo a casa e non era più lo stesso gatto. Nel senso letterale del termine. Solo che ce ne accorgemmo il giorno dopo, quando mi svegliai con 2 gatti neri con gli occhi gialli sul tetto. Uno maschio e l'altro femmina.

Un racconto di Marilisa Picca

 
 
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